Come scegliere una scuola di formazione professionale

In questa pagina riportiamo alcune considerazioni su come scegliere una scuola con finalità di formazione professionale.

Ci si riferisce, qui, all'ipotesi che l'obiettivo sia quello di seguire un percorso impegnativo in termini anche temporali (da alcuni mesi a alcuni anni) che porti ad una vera specializzazione professionale.

Se, invece, sei alla ricerca di un corso per migliorare delle tue competenze già esistenti, sia come professionista che come amatore, vedi la pagina specifica che trovi cliccando qui

* Come iniziare a scegliere la scuola migliore?

Sono in realtà due, le domande che ha un senso farsi, e rigorosamente in quest’ordine:

a) Cosa davvero voglio fare, di cosa ho quindi bisogno?

e, solo in seguito, chiedersi:

b) Questa scuola offre una risposta efficace alla mia esigenza? Mi da quello che mi occorre?

Molto di frequente si parte nel proprio percorso formativo senza avere idee già definite di cosa si stia cercando; tutto sommato, è comprensibile che questo accada, proprio perché si è all’inizio di una crescita, ed è nell’ordine delle cose che non si abbia ancora un’idea molto precisa del proprio viaggio.

Ma crogiolarsi in questa indecisione senza farsi delle domande di orientamento almeno fondamentale, questo è un errore da evitare.

In un certo senso, è come se si affidasse all’autobus su cui si sale non solo il compito di trasportarci (che è quello che fa bene un autobus) ma anche il compito di consigliarci dove andare: cosa, questa, che all’autobus non viene poi così bene, perché quella linea di trasporto non potrà far altro che consigliarci di andare… dove porta lui.

Usciamo dalla metafora, prima che ci prenda la mano.

Quando un aspirante fotografo, all’inizio del suo percorso formativo, si avvicina ad una scuola senza avere idee definite - e a volte, nemmeno vaghe - su quello che farà, siamo dinnanzi ad una condizione normale; non perfetta, forse, ma comprensibile, e certamente non “patologica”.

Se però l’indecisione non si limita ad un normale e fisiologico possibilismo (cioè alla corretta apertura mentale nei confronti dei cambiamenti), ma coincide con una totale assenza di riconoscimento delle proprie caratteristiche, potenzialità, desideri e progetti, allora la scelta della scuola diventa assolutamente casuale. Tanto varrebbe lanciare una monetina, o estrarre un numero di tombola, e basarsi su quella indicazione.

Quindi, prima di valutare la scuola, in qualità di allievo devi autovalutarti.

Devi cioè capire su quali basi esaminare l’offerta della scuola; e la base del tuo percorso è costituita da te stesso e le tue aspirazioni.

* Chi sta leggendo queste note?

A questo punto si apre un bivio significativo.

Queste note, alla ricerca di come scegliere la scuola professionale, possono essere lette da due differenti categorie di interlocutori:

a) Da un genitore o, comunque, da un altro adulto che sta cercando di documentarsi, fra il propositivo e il preoccupato, su quali siano le reali possibilità ed aspettative che si dischiuderanno per il giovane allievo, per il quale sta raccogliendo informazioni; oppure:

b) Dalla persona che vuole formare se stessa e cerca di capire come muoversi (quindi, dallo stesso studente che frequenterà poi i corsi).

Ovviamente, le problematiche e – quindi – le risposte, sono differenti, perché differenti sono anche le prospettive di osservazione.

Si osserva una stessa identica realtà, certo, ma da due visuali distinte e, quindi, vedendo cose diverse. Entrambe vere; ma diverse.

Domande e risposte per un genitore

(quando, cioe', ad informarsi sulla professione sono i genitori per conto dei loro figli)

D.: E’ un lavoro che dà sbocchi reali?

L’attività fotografica, come la maggior parte delle professioni di carattere anche creativo, non è l’equivalente di un posto di lavoro dipendente. Fatti salvi casi davvero rari, un professionista fotografo lavora in forma realmente autonoma; non viene “assunto” da un’agenzia, non viene “inglobato” nella redazione di un giornale, non lavora alle “dipendenze” di un grande studio fotografico. Nella normalità dei casi, il professionista stringe - è vero - collaborazioni ed alleanze, ma sostanzialmente lavora contando sulle proprie capacità, e procurandosi direttamente i contatti di lavoro. Anche i rapporti che esternamente sembrano essere “appoggiati” ad altre strutture (ad esempio le collaborazioni con agenzie) si fondano una sostanziale autonomia operativa.

Non esiste un numero prefissato di “posti di lavoro”. Ogni collaborazione, ogni lavoro, viene conquistato sul libero mercato, di fatto “sottraendolo” ad un altro collega concorrente.

Quindi, esiste sempre possibilità lavorativa per i nuovi operatori validi e competitivi, anche se non esiste mai un “posto” di lavoro vacante che possa essere occupato da un neo-diplomato.

La “garanzia” di lavoro non viene quindi dispensata da una qualche entità esterna, ma si fonda completamente sulle capacità e sull’intraprendenza del singolo.

Quindi: sì, è un lavoro con sbocchi reali, e che permette una concreta collocazione in ambito professionale. Ma si tratta di sbocchi non valutabili e conteggiabili a tavolino.

Non rassicurante, ma entusiasmante.

E, per chi lo sa apprezzare, l’entusiasmo genera una sicurezza molto più vitale della prevedibilità.

D.: Qual è la scuola migliore per mio/a figlio/a?

Non esiste la scuola "migliore" rispetto alle altre per il semplice fatto che un superlativo relativo come questo presuppone, appunto, una relazione, mentre – date le forti differenze nelle offerte – spesso la comparazione fra i corsi non ha molto senso.

Ne esistono, invece, di adatte e di meno adatte alla propria situazione.

Certamente, esistono anche strutture non affidabili, e cioè che non sono in grado di mantenere le promesse fatte.

Una volta scartate (con le indicazioni che vedremo qui di seguito) le strutture meno serie, di tutte le rimanenti si potrebbe parlare bene o male, semplicemente cambiando il punto di osservazione, e cioè le esigenze.

D.: Il titolo di studio che viene rilasciato servirà davvero a mio/a figlio/a?

In ambito professionale fotografico il titolo di studio ha una valenza davvero molto relativa.

Gli Istituti che rilasciano attestati riconosciuti da Stato o Regioni (educazione formale) generano il vantaggio di una più rapida certificabilità ai fini della Norma UNI 11476 (vedi www.fotografi.org/uni ) che, tuttavia, a sua volta è utile in termini curricolari, ma non determinante, e men che meno obbligatoria, per l’esercizio dell’attività.

Gli Istituti abilitati al rilascio di Diplomi Accademici di primo Livello (180 crediti formativi - Accademie di Belle arti od istituti riconosciuti come Accademie, o abilitati) comportano il vantaggio di offrire una prima porzione di formazione accademica: non necessaria, all’atto pratico, per l’esercizio dell’attività fotografica, ma spendibile per un eventuale prosieguo di studi in altri campi.

In buona sostanza: il diploma, in sé e per sé non ha una determinante importanza operativa in ambito fotografico. Resta tuttavia un elemento curricolare accessoriamente utilizzabile in ambiti collaterali.

Va comunque rilevato che l’ottenere l’abilitazione al rilascio di diplomi riconosciuti (riconoscimento formale Stato / Regioni / MIUR) implica, per l’Istituto erogante, controlli e valutazioni esterne che sono, in parte, garanzia o almeno segnale di attenzioni formali e sostanziali alla qualità della docenza erogata.

D.: In che modo posso capire se mio/a figlio/a è portato/a per questo lavoro?

Di fatto, lasciando che sia lui o lei a capirlo.

Prima di avere intrapreso il percorso formativo e, soprattutto, prima di avere tentato nella pratica, è abbastanza poco sensato sentenziare a favore o a sfavore delle possibilità di successo di un nuovo autore.

Ovviamente, la creatività è un elemento indispensabile. Rappresenta però una condizione necessaria, ma non sufficiente.

Altre caratteristiche che predispongono al successo sono l’intraprendenza, gli interessi molteplici (non solo incentrati sulla fotografia), le competenze collaterali (video, grafica, web, arte, eccetera), la conoscenza di altre lingue, la proprietà di linguaggio, la curiosità intellettuale ed una certa predisposizione al rischio.

Domande e risposte per l'allievo

(quando, cioè, ad informarsi sulla professione è direttamente il giovane autore)

D.: E’ un lavoro che dà sbocchi reali?

Se hai competenze anche collaterali - cioè se ami anche qualcosa d'altro, oltre alla fotografia - ci sono eccellenti possibilità che la tua capacità e sensibilità fotografica ti procurino del lavoro.

L'ideale è che tu, oltre a saper fotografare, abbia anche delle altre competenze (comunicare bene, vendere bene, scrivere bene...) o delle altre abilità (abilità grafica, abilità organizzativa, abilità relazionale...), o delle altre conoscenze (lingue straniere, frequentazioni di sport, di gruppi musicali, di ambiti specialistici...)

In questo caso, l'abbinamento delle tue capacità fotografiche con altri aspetti della tua persona produrrà un effetto di sinergia, che ti renderà visibile e spendibile professionalmente.

Ovviamente, è possibile anche ottenere risultati per la sola capacità fotografica, se molto spiccata. Ma, di fatto, il saper fare buone fotografie è diventata un'abilità molto molto diffusa e, quindi, per emergere senza avere altra peculiarità che quella fotografica occorre davvero eccellere, essere dei geni, perché la "concorrenza" è molto estesa.

L’attività fotografica, come la maggior parte delle professioni di carattere anche creativo, non è l’equivalente di un posto di lavoro dipendente.

I professionisti operano prevalentemente in forma autonoma ed indipendente, fatta salva qualche alleanza tattica con altri professionisti.

Il lavoro di fotografo da, quindi, eccellenti sbocchi reali, ma solo se esistono capacità reali, ed utili anche al cliente finale (e non solo piacevolmente apprezzabili dagli amici di Facebook...)

D.: Qual è la scuola migliore per la mia formazione?

La scuola migliore per la tua formazione è quella che ti "assomiglia" di più.

Quella, cioè, con la quale senti il miglior feeling basato sulle tue aspirazioni.

E, su questo tema, vorremmo insistere: prima occorre farsi un'idea di che genere di fotografia si desidera frequentare, poi - di conseguenza - si valuta come una scuola in specifico si avvicina, o meno, a quella tipologia di fotografia

il "mestiere" fotografico non è “un mestiere”, sono decine e decine di mestieri diversi.

Il “mestiere” di fotografo di moda, di sport, di guerra, di reportage sociale, di matrimonio, del fotografo naturalista, pubblicitario o scientifico, del fotografo di still-life e del paparazzo… sono tutti mestieri diversi, che hanno in comune veramente poco. Anche il comandante di una corazzata, il pilota di off-shore ed il bagnino sul moscone sono “naviganti”, ma non si può dire che svolgano uno stesso lavoro perché hanno in comune il galleggiare sull’acqua con un natante.

La scuola adatta avrà metodi di insegnamento e, soprattutto, docenti la cui specializzazione sia "vicina" al tuo modo di sentire.

D.: Il titolo di studio che viene rilasciato mi servirà davvero?

Praticamente nessuno, una volta intrapresa la carriera professionale fotografica, ti chiederà il titolo di studio specifico.

Ciò che realmente conterà, sarà la qualità del tuo lavoro, la genialità superiore a quella della concorrenza, la capacità di capire le esigenze del cliente, la combinazione di più competenze.

Quando ti troverai a lavorare con grandi aziende e strutture statali, potrebbe esser d'aiuto la certificazione a norma UNI 11476 (vedi www.fotografi.org/uni ) che, tuttavia, a sua volta è utile in termini curricolari, ma non determinante, e men che meno obbligatoria, per l’esercizio dell’attività.

Va invece rilevato che gli Istituti abilitati al rilascio di Diplomi Accademici di primo Livello (180 crediti formativi - Accademie di Belle arti od istituti riconosciuti come Accademie, o abilitati) comportano il vantaggio di offrire una prima porzione di formazione accademica: non necessaria, all’atto pratico, per l’esercizio dell’attività fotografica, ma spendibile per un eventuale prosieguo di studi in altri campi.

D.: In che modo posso capire se sono portato/a per questo lavoro?

Sii onesto con te stesso.

Non basterà che il tuo lavoro "piaccia" a molte persone: questo appaga l'autore amatoriale, ma non sostenta il fotografo professionista.

Se sei disposto non solo ad essere creativo per te stesso, ma anche ad esserlo per altri, avrai buone possibilità di essere "desiderato" come fornitore di qualcosa che manca al tuo cliente, e che riconosce in te come valore aggiunto per il quale è disposto a spendere dei soldi.

Vedi i video introduttivi suggeriti alla pagina www.fotografi.org/iniziare

Valutazione della scuola sulla base delle proprie esigenze

Come si è detto, è inizialmente indispensabile avere chiare quali siano le proprie necessità, dato che si tratta solitamente delle indicazioni più importanti.

Dove si desidera lavorare in futuro?

Il valido fotografo professionista di una cittadina della Sardegna non deve e non può avere le stesse esigenze dell'altrettanto valido fotografo che si troverà ad operare a Roma o a Milano.

Esistono modi diversi per essere dei professionisti seri in entrambe le situazioni, ed occorre che il corso tenga conto di queste future esigenze.

Una eccellente guida alpina può trovarsi in seria difficoltà su una barchetta a poche miglia dalla costa.

È inutile, ed anche sottilmente stupido, formarsi come validi professionisti della moda - ad esempio - preparati alla competizione nelle redazioni milanesi, per poi insistere nel tentare di fare quel mestiere a Cagnano Amiterno (AQ) o a Casamicciola Terme (NA).

Quanto si desidera investire?

Un corso di fotografia non costa poco. Si parla quasi sempre di svariate migliaia di Euro, fatta eccezione per le poche scuole statali, per le quali il costo puo’ essere contenuto in poche centinaia di Euro.

Tuttavia il costo maggiore, nel caso dei corsi diurni, non è rappresentato dalla retta, ma dal tempo che viene impegnato. Specialmente se l'allievo è una persona giovane ma non giovanissima, l'incidenza maggiore è data dal suo mantenimento e dal mancato guadagno.

Un esempio: un corso diurno che impegni due anni a tempo pieno, in trasferta, oltre alla retta costa un minimo per le spese di trasferimento e soggiorno (supponiamo anche solo 400 Euro al mese, in realtà molto di più), ed una certa cifra di mancato guadagno, dato che in quei due anni si sarebbe potuto svolgere un'attività retribuita che, invece, non si ha la possibilità di fare in funzione dell'impegno della scuola. Il non poter lavorare rappresenta un mancato guadagno notevole, e concreto, dato che sarebbe stato possibilissimo trovare un minimo di lavoro retribuito nell'equivalente del tempo dedicato alla scuola. Supponiamo anche solo 500 Euro al mese, per dieci mesi all'anno. Il costo totale, dunque, è rappresentato dalla retta della scuola più le altre spese affrontate in specifico per la frequenza, ed il mancato guadagno (nell'esempio che abbiamo fatto, alla quota di iscrizione va aggiunto il costo di 9.000 Euro; in realtà il costo indiretto è sempre superiore).

Le rette di iscrizione sono abbastanza variabili, pur se entro estremi standard. Si va dalle poche centinaia di Euro per alcuni corsi statali ai 2.000 – 10.000 Euro annui per i corsi privati; da 500 a 3.000 Euro costano anche i corsi intensivi che, pur durando pochi mesi, concentrano molte informazioni in poco tempo.

Valutazione diretta della scuola.

Chiaritesi le idee su cosa si richiede, vediamo in sintesi come sincerarsi se la scuola sia effettivamente in grado di offrire ciò che ci si aspetta.

a) Chiedi in esplicito quali sono le finalità del corso, cioè qual è l'obiettivo che i docenti si impegnano a raggiungere.

Una dichiarazione di intenti di questo genere, paragonata con i risultati ottenuti, consente di valutare quanta "tara" dare alle affermazioni pubblicitarie.

Attenzione: tutti i corsi tendono a presentare la loro attività didattica con termini curati ed invoglianti; chi mai farebbe il contrario? È, anzi, un segno di concretezza commerciale che deve esistere, anche perché tale concretezza va poi trasmessa agli allievi. Da una scuola sciatta ed incapace di vendersi è difficile che possano uscire allievi agguerriti nella propria autopromozione.

Non si tratta quindi di cercare di contraddire la natura delle indicazioni, quanto di capire che genere di linguaggio venga usato, e quanto di promozionale ci sia nelle affermazioni.

b) Valuta la durata del corso, in rapporto ai contenuti.

Come accennato, il tempo da dedicare alla scuola rappresenta un investimento notevole, anche più pesante di quello della retta da pagare. Confrontando due scuole, vanno paragonati non solo i contenuti didattici, ma anche i tempi durante i quali questi elementi vengono insegnati.

c) Chiedi informazioni sul corpo docente. Il "contenitore" può essere gradevolissimo ed ispirare fiducia, ma è più importante che il "contenuto" (che è trasmesso in fin dei conti dai docenti) sia all'altezza delle promesse.

È abbastanza normale che in una scuola di fotografia non insegnino quotidianamente dei fotografi di fama (sarebbe preoccupante il contrario); tuttavia, è sensato aspettarsi dai docenti una buona conoscenza del mondo professionale ed una certa esperienza anche parallela, al di fuori del solo insegnamento teorico.

Quando viene mostrato l'elenco delle materie, si chieda nome e cognome dei docenti di ciascuna materia elencata, per potersi documentare sull'attività professionale di ciascuno.

d) Fatti mostrare alcuni lavori finiti, con particolar riguardo a quelli relativi agli ultimi due anni di scuola.

Sulla qualità dei risultati è difficile bluffare, ma è importante che i lavori mostrati rappresentino la media di un normale anno, non la selezione del meglio di dieci anni di fotografie.

In relazione alle proprie aspettative, si valuti se è quello il genere di fotografia che si desidererebbe fare per mestiere.

e) Dà un occhio agli spazi destinati alle riprese, e le attrezzature a disposizione.

Se i locali non sono agibili per qualsiasi motivo (ristrutturazione, assenza del personale, altri motivi) chiedi quando si potrà accedere agli spazi, per valutarli.

Fatti indicare un esempio della rotazione dei turni di ripresa e di impiego degli apparecchi: dieci fotocamere sono molte se viste allineate su una parete, ma sono poche se ci si deve lavorare in cinquanta persone contemporaneamente.

f) Chiedi di vedere - se esiste - un resoconto degli articoli scritti sulla scuola, o dell'eco stampa delle iniziative della scuola.

Informati delle iniziative culturali e collaterali organizzate dall'istituto, con riferimento a quanto curato nell'ultimo anno (ancora una volta, non con riferimento a tutta la storia della struttura).

g) Se vuoi, cerca di parlare con qualche allievo ma sempre con più di una o due persone.

Ricorda che, essendo le esigenze di ciascuno profondamente diverse, ci si può imbattere in allievi entusiasti o delusi, senza che questo significhi molto, in positivo o in negativo, sulla validità del corso nella propria situazione.

Meglio ancora sarebbe parlare con due o tre docenti; questo consente di valutarne la preparazione e la disponibilità umana.

h) Informati sulle modalità di pagamento, sulle eventuali penalità e sulle - rare - possibilità di rinuncia al corso.

i) Informati infine sull'eventuale titolo rilasciato. Come spiegato prima, in sé e per sé il diploma non è determinante per l’esercizio dell’attività, ma funge comunque da elemento curricolare, agevola una eventuale certificazione a norma UNI e, se riconosciuto dal Ministero Istruzione Università e Ricerca (MIUR), può rappresentare uno “step” nella formazione accademica.

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